Noah Okafor è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport direttamente dagli Stati Uniti. Ecco le parole del nuovo numero 17.
Prime impressioni del Milan: “Qui c’è una grande atmosfera, la squadra è fantastica e con l’allenatore va benissimo. Ho firmato da poco per il Milan ma sono molto felice, sono davvero fiducioso per il futuro“.
Pronti per lo scudetto: “Sì, anche perché un calciatore che non vuole vincere… non è un calciatore. Abbiamo una squadra forte e io spero di vincere la Serie A subito. Per farlo serve sempre energia, a volte si perdono delle partite ma dalle sconfitte si impara. E poi io odio perdere“.
Perché ha scelto il Milan: “Perché mi ha voluto molto. In autunno ho giocato contro il Milan in Champions e da allora siamo rimasti in contatto. E’ chiaro che avevo altre offerte ma per me è stato sempre tutto chiaro. I tifosi, lo stadio di San Siro, tutto: è un nuovo passo per la mia crescita“.
La sua storia partendo dai genitori, papà nigeriano e mamma svizzera: “In Nigeria sono stato soltanto due volte ma ero più giovane, è passato tanto tempo. Mio papà è arrivato in Germania a 17 anni, poi è andato in Svizzera. Da lui ho imparato, mi ha sempre detto di essere felice, di sorridere, di trasmettere energia positiva e lottare forte per i miei obiettivi“.
Il tatuaggio “be your own hero”: “Perché penso di poter decidere ogni giorno che cosa voglio fare. Dipende solo da me, sono io il capo di me stesso e so che cosa voglio. Il tatuaggio nasce da questo pensiero. Voglio andare al massimo sia in allenamento sia in partita. Allenarmi sempre forte per fare il prossimo passo e migliorare“.
Ha ancora un mental coach: “Sì, credo sia importante per un giocatore giovane. Con questa vita abbiamo sempre pressione dentro e fuori dal campo: parlare con qualcuno per me è davvero importante“.
Gli altri tatuaggi: “I volti sono dei miei fratelli. Due maschi, più piccoli di me, che giocano a calcio, uno in Germania, uno in Svizzera. E una sorella più grande. Per i miei fratelli io sono un idolo, vogliono fare come me, e io da piccolo mi prendevo cura di loro: abbiamo una grande relazione“.
Leao, il gemello aggiunto: “Sì, io e Rafa siamo come gemelli: entrambi dribbliamo molto bene, siamo giovani, abbiamo lo stesso humor. Ci siamo parlati per la prima volta dopo una partita tra Svizzera e Portogallo, poi ci siamo scambiati messaggi dopo la doppia sfida in Champions e siamo stati avversari anche al Mondiale. Abbiamo un bel rapporto, non vedo l’ora di giocare con lui“.
Come sta: “Sto bene, sono stato fuori nelle ultime settimane ma dalla prossima sarò in gruppo“.
Il razzismo in Italia non è stato valutato come tema durante la trattativa: “No“.
Retroscena dell’affare: “Il Milan è rimasto in contatto con me per 6-9 mesi, contatti che nelle ultime due settimane sono diventati più intensi. Hanno visto che stavo bene, poi tutto è stato fatto in tre-quattro giorni e… eccomi qui“.
Perché ha scelto il 17: “Il 7 è il mio numero preferito, infatti a Salisburgo avevo il 77. Qui il 7 era preso da Adli, allora ho scelto il 17, che è il vecchio numero di Rafa. Mi piace“.
Quali idoli rossoneri porta nel cuore: “Il Milan è un grandissimo club, con una grande storia. Ha avuto molte stelle, grandi giocatori ma anche ora siamo molto forti, giovani, affamati. Se devo scegliere, dico Ronaldinho, Kakà e Gullit. Io sono ancora giovane ma voglio aiutare questa squadra a fare di nuovo la storia“.
La sua posizione in campo: “Posso giocare a sinistra, a destra e da attaccante al centro. Sono flessibile. Devo adattarmi a un nuovo Paese, con una nuova tattica e nuove squadre ma ci sono già passato con il Salisburgo. Cerco di essere aperto con i compagni e lo staff, sono davvero felice di essere qui“.
Un confronto con Maignan e Kalulu su quel gol fatto al Milan in Champions League: “Mike mi ha detto che è stata fortuna perché il pallone è passato tra le sue gambe ma sul dribbling a Kalulu non si discute, l’ho cercato. E poi… un gol è sempre un gol“.