Sappiamo bene come i numeri nel mondo del calcio condizionano e non poco. Di solito lo fanno per gli attaccanti – vedi Leao – ma anche per chi di ruolo e sulla carta non fa l’attaccante, spesso sono condizionanti.
Nel 2024 il Milan ha riscoperto un nuovo Theo Hernandez. Già una novità si era intravista alla fine del 2023 con Pioli che ha dovuto fare di necessità virtù e spostarlo dalla fascia a centrale. A venir meno ovviamente le sue sgasate, con una versione di Theo più sacrificata che però quando poteva, come un cavallo che si libera dalle briglie, qualche visita all’area avversaria la faceva ben volentieri. E con buoni risultati. Non buonissimi, certo, per quello ci vogliono i gol o gli assist, ma sicuramente facevano vedere qualcosa in più.
Le prestazioni erano invece un po’ altalenanti. Quando le cose andavano bene, Theo portava a casa il compitino fatto e senza particolari affanni. Quando invece le cose diventavano complicate, il primo a salire sul banco degli imputati – insieme a Pioli e a Leao – era proprio il 19. Capitano, leader e tante altre cose che lo mettevano e lo mettono ancora in evidenza e sulla prima pagina sia nel positivo che nel negativo.
E poi quell’atteggiamento passivo che in molti hanno notato ed evidenziato con pesanti illazioni ed accuse di poca professionalità che ovviamente, come sempre, lasciano il tempo che trovano. Anche Pioli ha risposto stizzito in una conferenza stampa a chi chiedeva se qualcuno – senza far riferimenti, ma è facile capire di chi si trattava – lo avesse mollato. Theo, per alcuni, era uno di quelli. Uno di quelli che si mette a litigare con l’allenatore o che forse fa apposta a giocare male. Nel mondo del calcio purtroppo c’è spazio anche per queste cose.
L’acqua su un fuoco che ancora per alcuni non si è spento l’ha messa il tecnico stesso. Pioli ha sempre sottolineato la professionalità, l’abnegazione e soprattutto la disponibilità di Theo specie per l’adattamento in così poco tempo al nuovo ruolo, senza batter ciglio, o meglio ancora proponendosi per ricoprire una posizione delicata che non aveva mai fatto prima d’ora. (Sì, come a togliere le castagne dal fuoco all’allenatore. Lo stesso allenatore che magari per qualcuno fatica a sopportare).
Privarsi di una spinta costante sulla fascia, che favoriva e favorisce anche il gioco di Leao, è stato un po’ un azzardo ma quando sei in emergenza devi pensarle e provarle tutte. Certo, i tifosi soprattutto avrebbero evitato di giocare un mese intero con Theo al centro, ma il calcio è anche questo. Nove partite con alti e bassi, vittorie e sconfitte, zero gol e un solo assist a referto. Questo il bottino di Theo Hernandez da difensore centrale del Milan, un po’ come suo fratello Lucas che fa da parecchio tempo fa la spola tra la fascia e il centro.
E che il ritorno sulla fascia sinistra sia coinciso con il ritorno al gol non è un caso. Come un bentornato a casa, e soprattutto al gol. Theo non segnava dal 25 novembre in casa contro la Fiorentina (su rigore), mentre per una rete su azione dobbiamo tornare indietro a fine agosto quando surfava insieme a Rafa su quella fascia sinistra ormai famosa in tutta Europa. A coronamento di tutto questo il traguardo di aver raggiunto quota 50 tra gol e assist con la maglia del Milan.