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Non è un calcio per Rafa Leao

Questo non è un articolo a difesa di Rafael Leao. Non è neanche un atto di accusa nei confronti del portoghese e men che meno un analisi tecnico-tattica dei suoi pregi difetti. Questo è uno spazio in cui prendere coscienza di quanto Rafa sia distante da ciò che vorremmo che sia, di quanto la sua idea di calcio sia diversa da quella che diamo per scontata per ogni atleta professionista a questi livelli. Leao è probabilmente il calciatore più divisivo dell’universo milanista: è difficile accettare che un giocatore capace di prestazioni come quelle del derby d’andata dello scorso anno o della sfida di Champions con il Psg possa eclissarsi come nel doppio confronto di Europa League contro la Roma.

La visione del calcio di Leao

A Leao non si perdona quella mancanza di cattiveria, di “fame”, di ossessione per la vittoria. Ci risulta naturale che un calciatore di quel livello debba possedere una naturale predisposizione al successo, debba vivere di calcio e per il calcio. Ed è difficile accettare che Rafael Leao non è nulla di tutto questo. È il sorriso a trentadue denti che caratterizza ogni sua sgasata, ogni suo dribbling, a racchiudere tutto l’essere del portoghese: per il 10 rossonero il calcio è gioia, divertimento puro, libertà di espressione. In questo ricorda – con le ovvie differenze – il mood di Ronaldinho Gaucho, pur con una “professionalità” sicuramente maggiore.

Milan: Rafael Leao (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Rafael Leao (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

Una mentalità diversa

Leao non ha e non avrà mai la mentalità di un Michael Jordan o, per restare al calcio, di uno Zlatan Ibrahimovic. È la sua forza e al tempo stesso il suo limite: può brillare contro chiunque e fallire contro chiunque. Si può discutere se questo possa bastare o meno per diventare un campione assoluto – detto che lo scudetto 2021-22 ha il marchio indelebile del portoghese – ma il sospetto è che il primo a non interessarsene più di tanto sia Leao stesso, a cui preme prima di tutto continuare a divertirsi. Il calcio fatto di pressione, di ossessività, del risultato a ogni costo non è il suo calcio e sta al Milan decidere se e quanto affidargli le proprie fortune.

Prendere o lasciare

A tal proposito fa abbastanza sorridere pensare a uno scenario in cui Rafa si ritrovi a Milanello sotto la guida di Antonio Conte, forse la persona più lontana dal modo di pensare e di vivere il calcio del portoghese. È probabile che al secondo giorno di ritiro, il 10 si chiederebbe da quale pianeta arrivi questo alieno, ossessionato all’inverosimile dal fine ultimo della vittoria. Un pensiero che Rafa non comprende e di sicuro mal digerirebbe, totalmente opposto al suo modo di vivere ciò che lo circonda. Piaccia o no, questo è Rafael Leao e pretendere di cambiarlo significa non averlo ancora capito davvero.

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