L’ambiente nel suo complesso rispetta i comportamenti della Curva. In questi anni rollercoaster, una delle poche certezze è stato il supporto incondizionato del tifo organizzato. Una spinta costante in casa e in trasferta, in Italia ed in Europa. Qualcosa che ha fatto sì che il Milan si distinguesse a livello nazionale e continentale.
Comprensibile e anche educata la protesta delle ultime settimane. Due gare di sciopero di cori, tamburi e striscioni nelle partite casalinghe contro Cagliari e Genoa. L’eccezione era rappresentata dal rimarcare messaggi al club, nei quali si esortava con fermezza la volontà di aver un progetto vincente e credibile sin da subito
Tutto è iniziato i primi di maggio, nelle settimane successive al derby di ritorno ed in coincidenza con i rumors che volevamo Lopetegui vicino all’accordo col Diavolo. Voci poi affievolitesi in pochi giorni, fino a all’esclusione del tecnico, ex Wolves tra gli altri, alla corsa alla panchina 24/25.
Ora il favorito per molti media è Fonseca, un profilo non dissimile da Lopetegui per quel che concerne palmares e trascorsi. Eppure all’Olimpico Grande Torino la Curva è tornata a cantare. Pertanto è da ritenersi questa una nuova fase della contestazione?
Per quel che sappiamo anche Fonseca è un nome non così caldo come vogliono intendere alcune testate. Tuttavia non era così vicino nemmeno Lopetegui ed invece si innescò una polemica piuttosto importante.
Nel complesso ci si può ritenere contenti che per l’utilità in casa tornino cori, tamburi e striscioni, soprattutto per il saluto a Giroud, Kjær e anche Pioli, che nonostante le mancanza dell’ultimo anno anno solare, merita un saluto per aver riportato il Milan ad uno status di rispettabilità. È solo che rimane un po’ confusa e meno inamovibile la protesta contro alcune scelte societarie.
Diamo il bentornato al colore e al calore della Sud, ma non ci si dimentichi perché del silenzio, soprattutto per non perdere di credibilità. Sempre col bene del Milan davanti a tutto e tutti.