Purtroppo o per fortuna il calcio è materia liquida, non solo quando si parla di gioco o di risultati, ma soprattutto quando si parla di emotività ed emozioni. E’ anche un sentiment che deriva dalla società contemporanea, che consuma nel senso letterale cose e persone, più di quanto non facesse in passato, e lo sport appunto è un ambito che non fa eccezione.
Domani sera San Siro saluterà tre personalità che piaccia o meno hanno avuto ed hanno un peso all’interno del club. La storia di ognuno di essi naturalmente è diversa e diverso è il modo in cui la scelta di separazione è maturata. Possibile che in primis il timing di comunicazione della scelta stessa sia di per sé uno dei fattori principali di questi approcci differenti all’addio.
L’eredità di Giroud e Kjaer
Il congedo di Giroud era prevedibile. Anche nella sua ultima stagione ha saputo metter assieme cifre significative, non a caso la sua convocazione per l’europeo non è mai stata in dubbio, nonostante la Francia possa attingere da un bacino di talenti mostruoso. Olivier è una Leggenda per i club in cui ha giocato e per il calcio transalpino in genere. Calciatore determinato, grande professionista, autentico numero 9. Non l’ha scoperto certo il Milan, ma al Milan ha confermato la sua greatness e verrà giustamente per sempre ricordato per la doppietta nel derby scudetto del 21/22.
Una parabola più sconstante ma sempre di rilievo l’ha disegnata Kjaer. Arrivato in sordina in uno dei momenti bui dell’era moderna rossonera, ha insospettabilmente conquistato la scena, la titolarità e grande credibilità all’interno del gruppo. La sua leadership è stata fondamentale assieme ad Ibra II, facendo la differenza in termini di mentalità e consapevolezza. Lo spogliatoio ha trovato un riferimento in Simon. La vicenda dell’estate 2021 poi, col malore di Eriksen in campo, ha fatto conoscere a tutti il suo valore come uomo e il mondo ha potuto ispirarsi a lui. Un vero Capitano per la sua nazione. Col Diavolo invece le prestazioni hanno avuto un calo di performance e di continuità per via dell’infortunio ai legamenti dell’autunno 2021. Ciò ha condizionato innegabilmente il suo rendimento e di conseguenza ha contingentato le sue presenze. Gli acciacchi muscolari successivi hanno alterato anche in parte il suo umore e si è arrivati ad una mutua decisione di separazione, ma che si tratti di una persona speciale è noto a tutti.
L’eredità di Stefano Pioli
Per il mister serve un capitolo a parte. I toni e gli animi purtroppo si sono inaspriti ed è davvero un peccato. I motivi sono molteplici: la società l’ha caricato di responsabilità col mercato estivo, per poi forse lasciarlo eccessivamente in balia del mare grosso. Ha navigato in acque peggiori per vicissitudini più serie ed è noto a tutti, poi purtroppo lo stress ha incrinato i rapporti con tutto l’ambiente. Tanti tuttavia hanno correttamente sottolineato il lavoro svolto in questi quasi 5 anni. Consolidare il club di nuovo nelle top 4 italiane non è una banalità se si pensa da dove si arrivava.
Lo scudetto è stata la sua Gioconda, e la semifinale di Champions qualcosa che molti ancora sottostimano. È mancata paradossalmente forse l’umiltà quando a partire da gennaio 2023 la squadra ha iniziato ad aver difficoltà a seguire il suo stile di gioco. Questa stagione e questi mesi sono solo la conseguenza di un rapporto logoro e poco curato. Senza la giusta comunicazione si è persa la capacità di rapportarsi e il distacco è stato più netto e brusco di quello che era lecito attendersi.
Per tutti e tre sabato sarà il momento del congedo, con l’onore che spetta a chi ha dato tutto se stesso per il Milan, alzando anche un trofeo e riportando i tifosi per alcuni tratti addirittura a sognare. Il futuro è ancora piuttosto incerto ad oggi ma il recente passato, dignitoso per la Storia del Diavolo, può esser identificato coi nomi di chi da domani saluterà il Meazza. Rispetto e applausi dovranno esser pertanto sinceri e dovuti. A modo loro, una legacy.