La edizione odierna di Tuttosport, nel presentare la sfida di questa sera tra Spagna e Italia, evidenzia come la scuola italiana abbia inciso, e parecchio, sui trionfi e più in generale sulla crescita del movimento spagnolo, che, dopo i primi straordinari anni del Real Madrid (cinque Coppe dei Campioni nelle edizioni iniziali, dal 1956 al 1960, più quella del 1965-66), ha vissuto un periodo oscuro durato per il resto degli anni Sessanta e per quasi tutti i Settanta. Per ritrovare un successo nella competizione più importante, fu necessario aspettare la Champions vinta dal Barcellona sulla Sampdoria nel 1992. Secondo il quotidiano torinese, abbiamo inciso, noi italiani, in un ruolo doppio: da avversari e da maestri.
Il primo è quello di Arrigo Sacchi, che nella primavera del 1989 umiliò il Real, ponendo fine a una vera maledizione. Negli anni Ottanta, sei volte squadre italiane affrontarono i Blancos in Europa e sempre furono eliminate. A Madrid erano solo sconfitte, poi arrivò il Milan, che al Bernabeu impartì una lezione di gioco clamorosa al di là del comunque positivo risultato di 1-1 e a San Siro vinse addirittura 5-0. Nell’estate del 1996, per risollevare le sorti di una squadra che aveva concluso la precedente Liga al sesto posto (peggior piazzamento dal 1977), il presidente Lorenzo Sanz chiamò Fabio Capello strappandolo proprio al Milan. Il tecnico chiese e ottenne gli acquisti di Roberto Carlos e Clarence Seedorf dalla Sampdoria e seppe trovare un equilibrio tattico impeccabile. Il Real vinse il campionato, malgrado i rapporti tra Sanz e Capello non fossero ottimali, tanto che l’allenatore già in primavera annunciò l’addio. Dieci anni dopo, fu Ramón Calderón a volere Capello e, puntuale, arrivò di nuovo il successo nella Liga, di nuovo accompagnato da una repentina separazione.
Il 23 giugno 2015, infine, Florentino Pérez scelse Carlo Ancelotti per aprire un ciclo che in un triennio portò due Champions League, un Mondiale per club, una Supercoppa europea, una Coppa del Re e una Supercoppa di Spagna. Non arrivò l’attesa vittoria in campionato: due secondi posti e un terzo. Sei anni più tardi, la storia si ripeté e ancora furono gioie fino a quella recente dell’ennesima Champions League (la quindicesima del Real e la settima, tra giocatore e allenatore di Ancelotti), oltre all’ultimo campionato e, in precedenza, un Mondiale, una Supercoppa europea, una Coppa del Re e una Supercoppa di Spagna.