I primi veri segnali di un nuovo Milan a livello difensivo erano arrivati già contro il Venezia, seppur la partita non richiedesse chissà quali incastri difensivi. Contro il Liverpool si erano limitati ai primi 20 minuti, mentre contro Inter e Lecce è sbocciata in tutta la sua efficacia la nuova interpretazione della fase di non possesso della squadra guidata da Paulo Fonseca.
Un cambio radicale di tipo concettuale rispetto al passato: niente più duelli uomo su uomo frenetici e spesso poco soddisfacenti negli ultimi tempi, bensì una difesa di reparto che parte dalla pressione ragionata portata dalla linea dei 4 attaccanti, prosegue con l’interdizione e il tentativo di ostacolare le linee di passaggio centrali da parte dei mediani fino ad arrivare alla marcatura dei difensori, capaci di staccarsi e non rompere la linea per ogni duello.
Tolta la parentesi contro i Reds, i ragazzi di Fonseca hanno subito un solo gol nelle ultime tre gare di campionato, concedendo molto meno agli avversari rispetto alle prime tre. Perché? Perché nelle prime tre c’erano ancora scorie ed influenze della passata gestione che portavano un giocatore come Tomori a cercare l’anticipo e rompere la linea difensiva (es. occasione di Dia all’inizio di Lazio-Milan), attirato dall’avversario.
Prendiamo come esempio Tomori perché è stato ineccepibile sia nel derby che contro il Lecce per applicazione, guidato dal compagno di reparto (Gabbia). L’inglese ha mostrato un lato di sé più riflessivo e meno irruente che ancora non si era visto in rossonero.
Come abbiamo anticipato, però, il lavoro iniziale è degli attaccanti che finora hanno interpretato la fase di non possesso nella maniera corretta, escluso per il gol dell’Inter che nasce da un lancio per Dimarco dove il portatore di palla nerazzurro è lasciato indisturbato e può pensare al da farsi perché manca la contesa del diretto avversario. In tal senso sono fondamentali le figure di Abraham e Morata in questo Milan per via del sacrificio nelle corse all’indietro che fanno, così da rallentare le transizioni avversarie che spesso sono state letali.
Ci sentiamo quindi di dire che non è tanto il cambio modulo ad aver mutato la fase difensiva del Milan, quanto un cambio di strategia che rappresenta di fatto la vera rivoluzione di settembre di Paulo Fonseca, evidentemente aiutato dalla sosta nella quale ha potuto lavorare con buona parte degli interpreti del reparto arretrato ed evidentemente adattatosi alle necessità del momento, con un baricentro talvolta più basso ed un pressing meno asfissiante sulla prima fase di possesso avversaria. Una solidità ritrovata sinonimo di equilibrio. Sarà questo l’approccio che i rossoneri dovranno avere anche contro il Bayer Leverkusen martedì per tentare di avere una chance di uscire dalla BayArena con punti importantissimi per la classifica di Champions League.
