Nel mondo del calcio italiano la difesa è storicamente ritenuta come la fase principale da cui partire per poter vincere. Il miglior attacco è da sempre la difesa e, tendenzialmente, a fine stagione lo scudetto se lo cuce sul petto la squadra con il reparto arretrato più solido e più impermeabile. Nelle ultime 6 stagioni, ad esempio, solamente la Juventus campione d’Italia 2019/20 non ha avuto i migliori numeri difensivi del campionato, subendo 43 gol contro i 36 subiti dall’Inter e i 42 dalla Lazio.
L’Inter e il Napoli sono gli ultimi due club che hanno vinto con ampio margine sulle inseguitrici e, guarda caso, avevano meno di 30 gol presi in 38 partite. I nerazzurri infatti ne subirono 22 nella scorsa stagione, mentre i partenopei 28. 31 invece quelli subiti dal Milan nel 2022.
92. L’anno di nascita di Alvaro Morata? No, sono i gol subiti dai rossoneri in Serie A nelle ultime due stagioni. Un numero che racchiude tutte le difficoltà che il reparto arretrato milanista ha riscontrato dopo un anno (2022) in cui tutto partiva dalla difesa solidissima. Tomori, Kjaer, Kalulu e Romagnoli hanno innalzato un muro invalicabile per chiunque, specialmente nel girone di ritorno, dove Maignan ha subito solamente 8 gol in 18 partite, con dodici clean sheet.
DIFESA “UNDER CONSTRUCTION”
Una tra le tante motivazioni per cui è arrivato l’addio di Pioli è proprio la questione difensiva. Il primo punto da migliorare per chiunque sarebbe arrivato dopo sarebbe stato quello, senza se e senza ma. Arriva così Paulo Fonseca, che avrebbe avuto tanto lavoro da fare. Tra lo scetticismo generale però il portoghese si mette a lavoro. Chiaramente i risultati non si sono visti da subito, considerati anche i 6 gol subiti nelle prime 3, però da Milan–Venezia a questa parte si inizia ad intravedere qualcosina.
Certo, contro il Leverkusen in Champions League si sono visti diversi errori, ma nonostante tutto il fortino ha retto a cinquanta minuti di ondate tedesche. È ovvio che non è assolutamente sufficiente fare bene poco più di metà partita, bisogna lavorare sulla concentrazione nei 90 minuti, ma quella arriva se c’è l’impegno dietro.
Il punto, però, potrebbe essere un altro. Una linea difensiva così alta, ha bisogno di un leader che parli, che la guidi. Tra tutti, Gabbia sembrerebbe il più adatto a guidare, lo ha dimostrato nel Derby, così come anche a Leverkusen. Ha costantemente la radio accesa, si sbraccia, parla con i compagni e ha questo spirito grintoso e contagioso. È sempre voluto essere dov’è ora, e non permetterà a nessuno di sfilargli via il sogno che sta vivendo pienamente.
Tomori, dal canto suo, ha più esperienza del compagno di reparto italiano, e potrebbe farla valere. Ha lavorato a fianco a Kjaer e Romagnoli, da cui senz’altro avrà tratto un pò di quel carisma e di quel carattere forte che un leader deve avere. Per quanto riguarda Pavlovic e Thiaw, hanno ancora bisogno di ritrovare la forma. Ma si tratta comunque di una difesa giovane e anche abbastanza fisica, ha bisogno di un pò più tempo forse (?), ma una volta trovata la quadra giusta si può fare davvero bene. Le potenzialità sono enormi.