L’ex centrocampista del Milan Demetrio Albertini, durante l’intervista rilasciata ai microfoni dell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, ha parlato dell’attuale situazione rossonera: “Il campionato in corso è anomalo, ma lo è per tutti. Il Milan comanda meritatamente. Io vedo una logica nel loro cammino, c’è continuità con quanto avevano iniziato a fare vedere da gennaio e con la qualità e l’equilibrio trovati dopo il primo lockdown”.
Su Ibrahimovic: “Ha trasformato la squadra e ha valorizzato il talento di tanti giovani. Il Milan di Pioli non assomiglia a quello di Zaccheroni, ma il contesto in cui può nascere il successo sì. Sulla carta non è la squadra più forte, ma non lo eravamo nemmeno noi allora”.
Su Donnarumma e Romagnoli: “Sono due giovani già grandi. Gigio è entrato al Milan ragazzino, come me, mentre Alessio prosegue la tradizione dei grandi difensori. Zlatan è eterno, di un altro pianeta, ho visto solo un altro calciatore sempre al top fino a 40 anni, adesso fa il direttore tecnico del Milan. Anche Van Basten fa parte di quel club, per un discorso opposto. In poco tempo ha mostrato una grandezza infinita”.
Su Tonali: “È arrivato in un centrocampo molto equilibrato, per togliere il posto a Bennacer o Kessie, ora devi fare delle cose eccezionali. Sandro deve scrollarsi di dosso un po’ di timidezza, poi decollerà”.
Su Theo Hernandez, Rafael Leao e Davide Calabria: “Leggo di presunti cali, io lo vedo più diligente, si è un po’ italianizzato. Leao ha grandi qualità, potrebbe presto esplodere, mentre Calabria è un altro giocatore, sono felice che sia andato in Nazionale”.
Su come si resta in testa alla classifica: “A Milanello abbiamo imparato a puntare sempre al massimo. Se poi non riesci, farai le tue valutazioni e capirai cosa va sistemato. Nessuno è nato vincente, nemmeno noi a quei tempi. Questo Milan sta gettando le basi per diventarlo”.
Sui suoi capitani: “Maldini è stato il mio capitano, quello che mi ha guidato più a lungo. Baresi è stato il primo, per me era un mito, gli ho dato del lei per un anno. Con Paolo si è creato un legame profondo, che andava oltre il campo, come con Costacurta. Quando uno dei tre era in calo, gli altri due glielo facevano subito notare”.
Su Pirlo e Gattuso: “I più divertenti erano loro due. Arrivarono quando ero un senatore e Rino se ne rese subito conto. Una volta lasciò il lavandino cosparso di peli dopo essersi fatto la barba, io li raccolsi e glieli portai. Dopo essersi scudato, se li mise in tasca. Con Andrea si è creata sintonia pur avendo trascorso poco tempo da compagni. Mi sarebbe piaciuto giocare più a lungo con lui”.
Sull’Inter e sulla Juventus: “Hanno un potenziale enorme, ma sono entrambe in difficoltà. Siccome vince chi sa gestire i momenti difficili, questa per loro può già essere una fase cruciale”.