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Albertini: “L’Inter ha più esperienza, ma il Milan ha la spavalderia dei giovani, qualcosa di speciale”

Sull’edizione odierna della Gazzetta dello Sport è intervenuto Demetrio Albertini per parlare di Milan e del campionato. L’ex centrocampista rossonero ha parlato di come la squadra di Pioli possa restare prima durante le feste di Natale. Ecco le sue parole.

Sul valore della vittoria del derby: “Incalcolabile. Il livello della sfida si alza clamorosamente: se lotti per vincere il campionato te la giochi quasi sempre contro grandi squadre, ma se la big in questione è quella con cui condividi la città allora diventa straordinario“.

Sulla classifica: “È bellissimo. Inutile girarci intorno, quelle due devono essere lì, in quella posizione, a giocarsi lo scudetto. La classifica è veritiera, il Milan è davanti perché lo merita. Ma c’è una incertezza che durerà a lungo e che rimetterà in gioco anche chi ora è più indietro, come Juve e Napoli“.

Sui duelli in vetta con l’Inter ai suoi tempi: “Ai tempi di Capello soffrivamo pochissimo, andavamo in testa e non la mollavamo mai. Ci fu una stagione però, nel ’92/’93, in cui nel girone di ritorno cominciammo a perdere qualche punto perché avevamo un grande vantaggio e la Champions ci rubava energie. L’Inter sfiorò la vittoria nel derby ma nel finale Gullit pareggiò il gol di Berti. Si avvicinarono anche in classifica ma riuscimmo a gestire“.

Sul binomio Europa-campionato: “Se si giocano le coppe non si rischia di più in campionato: noi quell’anno arrivammo in finale di Champions e ci confermammo campioni d’Italia. L’Europa ti toglie energie fisiche ma ti restituisce tantissimo a livello di morale. Prendete l’Inter di oggi: uscire ai gironi di Champions è una sconfitta, non ci sono vantaggi nel non andare avanti in competizioni così importanti“.

Sulla preferenza tra la calma di Pioli e la passione di Conte: “Meglio la serenità che nasce dalla compattezza tra giocatori, allenatore e società. È un quadro che ritrovo sia al Milan che all’Inter, ma sotto certi punti di vista, penso alla gestione dei post partita o alle situazioni fuori dal campo, ho l’impressione di vedere più serenità tra i rossoneri“.

Sulla stanchezza del Milan: “Non è stanco, è nel mezzo di un percorso importante e non deve fermarsi. I momenti di sofferenza arrivano per tutti, ma il Milan ha il dovere di pensare allo scudetto, lo dicono i risultati. Le valutazioni si faranno alla fine“.

Su Ibrahimovic: “Averlo in campo non basta, ma è fondamentale. Come Lukaku per l’Inter. Spero che l’infortunio non riduca la potenza di Zlatan quando tornerà: per un atleta della sua età gli stop fisici possono pesare, non dimentichiamolo”.

Sul blocco italiano nelle due squadre: “Il mio Milan, il Bayern di Beckenbauer, il Barcellona di Xavi e Iniesta, la Juve che ha dominato in questi anni: la storia parla. Inter e Milan hanno orientato il loro mercato anche secondo questa direttrice, i risultati le premieranno“.

Sul centrocampo ideale: “Kessie, Bennacer, Barella. Tonali? Per quanto visto finora giusto che sia in panchina. Ma su di lui non cambio idea, deve crescere in consapevolezza e va aspettato: quando giocavo io si diceva che bisognava concedere un anno di tempo agli stranieri, con un ragazzo di vent’anni deve valere lo stesso concetto“.

Sulla capolista a Natale: “Milan o Inter, ma è tutto troppo aperto. Escludendo la Lazio, che resta una grande squadra nonostante la mancanza di continuità, le avversarie di entrambe sono alla portata solo sulla carta, ci sarà da sudare“.

Sul duello tra Milan e Inter: “L’Inter ha più esperienza, è più strutturata. Ma il Milan ha qualcosa di speciale, basta guardarlo giocare: magari non fa tanto possesso ma è quasi sempre nella metà campo avversaria. È la spavalderia dei giovani, e tra le grandi di A ce l’hanno solo loro. Più che difendere il primato, il Milan dovrà difendere l’entusiasmo per attaccare lo scudetto: se ci riuscirà può arrivare davanti a tutti“.

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