L’ex dirigente del Milan, ora Presidente della Lega Basket, Umberto Gandini ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport per parlare anche degli anni rossoneri. Queste le parole di Gandini:
Se ha mai pensato di lasciare quel Milan: “Due volte. La prima pensavo di meritare di più e Lucia Morselli, l’ad di Stream tv, mi propose un incarico importante. Galliani si oppose. “Resti con noi”. Poi telefonò alla Morselli: Lucia, c’è qui uno che le deve dire una cosa”.
Sulle trattative di mercato: “Una delle più dure? Ibra dal Barça. Trovammo l’accordo con il presidente Rosell. C’era da convincere lui. “Torni a casa, ci penso io”, mi fece Galliani. La moglie lo vide e disse a Zlatan: “Ma che vuole quel signore seduto in salotto?”. Fu convincente”.
Su Capello: “Lo conoscevo da Mediaset Sport. Arrivai nel ’93, era già l’allenatore: concentrato, esigente, attento ai dettagli. Vinciamo la Champions con il Barcellona 4-0, ma per stare in panchina con lui serviva attenzione, non dovevi esultare. Dopo il 2-0 fu difficile trattenersi, ma ti fulminava con lo sguardo. Dopo il 4-0 lo abbracciai: “Non ci prendono più!”. Aveva ancora mani in tasca e sguardo burbero. E poi c’era Berlusconi al telefono. Era in senato per la fiducia, ma ad Atene ci avevano dato i primi telefonini, Galliani lo sentì mille volte. Capello un duro? Si scioglie, ma in altri momenti. Quando tornò la seconda volta era diverso, ancora più duro, quasi col piglio del vendicatore. All’inizio, qualche problema, poi tra noi è tornato tutto come prima”.
Su Ancelotti: “Il giorno dopo l’esonero di Terim. Galliani mi disse: “Vado a Parma a prendere il nostro amico Carletto”. Era contento anche per ragioni culinarie. Terim è rimasto legato al Milan, ma non si era calato nella famiglia, aveva suoi ritmi anche a tavola. Con Carletto tornarono culatello, salame, vino, i pezzi di pane spostati per parlare di tattica…”.
Sulla Superlega: “La Champions esiste perché i club forzavano la mano, ottenendo in cambio qualcosa. Berlusconi non voleva che una grande potesse essere eliminata al primo turno. Nel 2000 nacque l’Eurolega di basket e la seguimmo con interesse, preparando il progetto Gandalf, alternativo alla Champions. Dietro c’eravamo noi, il Real Madrid e altri. Finimondo quando si scoprì? Però così negoziammo da una posizione di forza. E in realtà non c’era la voglia di uscire dal sistema. Anche nel 2016: incontro segreto all’aeroporto di Zurigo, poi trattativa con l’UEFA e fu Champions 4×4. Tutto diverso dalla Superlega di oggi, un progetto più finanziario, con banche che vogliono un ritorno”.
Su Boban e Ronaldinho: “Boban un uomo di cultura, andò a vivere a Castiglione Olona in un palazzo d’epoca con una biblioteca storica. Appassionato di Storia. Ha dimostrato di essere un dirigente senza compromessi. Ronaldinho viveva in una villa e organizzava sempre feste con la comunità brasiliana di Milano. Faceva notte, si svegliava, si fa per dire, e andava a Milanello. Un giorno si presentò con la divisa dell’anno prima. Lo mandammo a farsi un po’ di massaggi e lo trovammo che dormiva nella vasca del ghiaccio”.
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