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Ibrahimovic in conferenza: “Fonseca nuovo allenatore. Zirkzee? Ecco a che punto siamo. Perché non abbiamo scelto Conte”

Zlatan Ibrahimovic ha parlato in conferenza stampa per la presentazione della nuova stagione del Milan 2024-25. Ecco tutte le sue dichiarazioni:

“Dopo sei mesi ho già i capelli grigi. Si lavora. Dopo il ritiro, dopo 20-25 anni nel calcio, hai una certa libertà. Mi sono goduto i miei figli dopo essere stato lontano da loro per il calcio. Nella mia testa volevo essere attivo. Poi mi è arrivata una chiamata da Giorgio Furlani, il nostro uomo del Milan. ‘Vieni a Milanello, fai un saluto’. Non sapevo niente. Ero pronto anche a tornare in campo. Poi da lì siamo andati avanti.

Ho fatto il mio primo incontro con Cardinale, abbiamo parlato solo io e lui per qualche ora. Mi ha chiesto cosa pensassi e cosa volessi fare, mi ha fatto una proposta per tornare al Milan da operating partner di RedBird. Ma gli ho spiegato: ‘Se devo entrare al Milan deve essere un progetto vincente’. Chi mi conosce sa che non accetto perdere, voglio vincere, devo vincere e vincerò. Gerry ha risposto: ‘Benvenuto’. Allora siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Mi sento forte, sono forte.

Con Gerry abbiamo parlato tanto prima di iniziare questa terza vita al Milan. Ho conosciuto la persona. Parliamo la stessa lingua, abbiamo gli stessi pensieri, Gerry è un vincente, quando prende le cose vuole fare bene con ambizioni forti e chiari. Bisogna creare un progetto vincente nel lungo. Gli ho detto che sono pronto per lavorare ma con intelligenza. Io sono qui da sei mesi ma hanno lavorato bene in questi due anni. Da lì siamo partiti ma con grande ambizione.

Il mio ruolo? Sono operating partner di RedBird, al Milan collaboro con Moncada e Furlani, sono a stretto contatto con Cardinale. Ognuno ha il proprio ruolo, responsabilità, come la squadra che lavora in campo c’è un’altra squadra che lavora fuori. 

Prossimo step? Rinforzare la squadra e farla diventare più forte per essere competitivi per gli obiettivi che abbiamo, i trofei, non solo in Italia ma anche in Europa come la storia del Milan racconta. Poi c’è stato un periodo tra il 2011 e il 2023 dove il Milan non era Milan, negli ultimi anni siamo tornati al top. Ogni anno si gioca per vincere i trofei. Il Milan non vince, il Milan fa la storia, questa la differenza tra noi e gli altri. Chi entra nel Milan deve aver l’ambizione di vincere e fare la storia, chi non ha questa ambizione e questa mentalità non avrà spazio.

I tifosi? Nessuno ha detto che siamo soddisfatti, siamo arrivati secondi, in Europa League non siamo andati bene, siamo d’accordo con loro. Dopo una stagione si fanno valutazioni su cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato. Noi vogliamo migliorare ed essere più forti di quello che siamo stati e siamo oggi. 

Sono ottimista per il futuro. Abbiamo un gruppo con dirigenti giovani, che hanno fame e vogliono fare la differenza. Abbiamo la nostra strategia, idea che stiamo seguendo. Se perdi una partita non devi andare in panico e cambiare tutto.

È tutto sotto controllo e stiamo seguendo la nostra strategia. Il futuro è positivo. Ognuno fa questo lavoro per il Milan, non ci sono obiettivi personali, tutto ciò che facciamo è per il meglio del Milan, ma non solo a parole, non voglio fare promesse false o che non posso mantenere. Vogliamo dimostrare e lavoriamo tutti i giorni. Anche se c’è silenzio non vuol dire che non si lavora. Non siamo un podcast o un talk show, si lavora e poi quando c’è da comunicare si comunica. Il silenzio a volte è più pericoloso. 

Prima di iniziare voglio dire grazie a Pioli per quello che ha fatto per il Milan da parte della proprietà, della società e da parte mia. Quello che ha fatto per il Milan rimarrà nella storia. Per fare la storia bisogna portare trofei. Pioli merita tutti i complimenti che ha avuto e che avrà.

Il nuovo allenatore del Milan sarà Paulo Fonseca. Abbiamo studiato bene con criterio ciò che cerchiamo e ciò che vogliamo. Abbiamo scelto Fonseca per portare la sua identità ai giocatori che abbiamo. Vogliamo giocare in maniera offensiva, dominare, abbiamo studiato come allena, come gioca, come prepara le partite e portare qualcosa nuova anche a San Siro. Con questi giocatori che abbiamo può legare bene. Fonseca è l’uomo giusto, siamo fiduciosi e ci crediamo tanto.

A che punto siamo nella trattativa Zirkzee? Se parliamo di squadra e guardiamo un anno fa, quando i miei colleghi hanno fatto un grande mercato, questo mercato sarà più dettagliato. Il numero 9 è libero, c’è Jovic e c’è spazio per un altro. È un giocatore forte, non è un segreto, ha potenzialità, gioca molto bene e arriva dalla scuola olandese. Tra la voce che gira e la realtà c’è differenza. Se è un altro Ibra o no? Non voglio fare paragoni.

Con Gerry parliamo la stessa lingua. Non entravo qua senza l’ambizione e un progetto vincente. In squadra servono giocatori che hanno concorrenza. Quando abbiamo vinto l’ultimo scudetto non eravamo nemmeno top 4 in campionato: anche se sei favorito, non è detto che vincerai. Siamo qui per fare la storia: ciò che stiamo facendo è per arrivare agli obiettivi che ci siamo posti, ovviamente non c’è la garanzia. Vogliamo fare le cose con intelligenza, non siamo qui per far vedere i muscoli perché possiamo spendere più di tutti. La realtà non è così.

Sui giornali ogni giorno c’era un nuovo allenatore: Moncada ne voleva uno, Ibra un altro, Furlani un terzo, Cardinale un quarto e i tifosi un quinto. Perché Fonseca e non Lopetegui? Ci sono nomi messi sul tavolo che abbiamo discusso: tra i due era meglio Fonseca.

Quando abbiamo deciso di lasciare Pioli, abbiamo iniziato subito a pensare al prossimo anno, ma volevamo fare un bel finale per Pioli che lo meritava. Abbiamo parlato con Paulo Fonseca, tutti i giorni parliamo e condividiamo idea e strategia. Lui ha il suo desiderio, ovviamente. La strategia è migliorare la squadra.

Abbiamo un progetto U23 molto importante per noi, vogliamo collegarlo alla prima squadra e il ruolo di Paulo Fonseca è molto importante perché da possibilità ai giovani. Piccoli dettagli che stiamo discutendo. Il prossimo anno giochiamo per quattro trofei, ma non c’entra solo l’allenatore: conta anche la squadra che dev’essere competitiva. La nostra responsabilità è mettere l’allenatore nella condizione di fare il meglio possibile.

Come mi sento da dirigente? Non so quanti ex giocatori, appena ritirati, abbiano avuto una possibilità come questa: io sono uno di loro. Mi devo abituare che è diverso dall’essere calciatore. Devi essere più cattivo, anche se è un amico devi pensare al bene del Milan. C’è lavoro da fare. Posso portare la mia esperienza dei top club in cui sono stato. Essere dirigente ed essere calciatore sono due cose diverse: ho tanto da imparare, crescere e dare. Siamo giovani nel gruppo, con tanta fame e voglia.

Perché no a Conte? Prima si studia l’identità di gioco. Quando abbiamo parlato faccia a faccia con Fonseca ci ha convinto la sua ambizione e la sua voglia di lavorare. Quando abbiamo scelto: il Milan ha un allenatore, non un manager, è diverso. Con tutto il rispetto per Conte che è un grande allenatore: non è quello che cercavamo, non rientrava nei nostri criteri.

Soffrire per lo scudetto dell’Inter? Mi ha caricato e mi ha dato più fame. Io e il Milan non guardiamo le altre squadre, non siamo perdenti: noi guardiamo noi stessi. Non ci tocca questo, non ci fa soffrire. Qua parli con un vincente: questo mi dà benzina per fare di più.

Stadio? Gerry vuole creare e portare qualcosa di nuovo. Quest’idea di stadio per me è geniale: i tifosi italiani e i milanisti meritano uno stadio wow. Gli americani sanno quello che fanno. Quanto siamo lontani? A questo risponderà Furlani.

Maignan, Theo e Leao restano perché sono giocatori più forti nei ruoli che giocano. Hanno un contratto con noi e sono felici: non abbiamo bisogno di vendere. Grazie al lavoro di RedBird abbiamo la possibilità di portare giocatori forti e migliorare.

Il mercato c’è tutti i giorni. Per noi importante è il profilo che vogliamo, uno da Milan, uno che va bene per la squadra.

Ho scelto di non parlare con i procuratori perché non voglio avere dialogo con loro, ancora sono bianco o nero, mentre Moncada e Furlani sono grigio. Se sbagliano con me, è bianco o nero. Loro hanno più pazienza, io meno, ad oggi. Se arrivi da scuola Mino…

Perché non abbiamo scelto un allenatore italiano? Dipende che materiale hai e dipende che materiale vuole l’allenatore. Per noi il migliore allenatore per la nostra squadra era Paulo Fonseca. Vogliamo portare identità, era importante trovare un tecnico per la squadra che abbiamo. Il progetto dell’U23 è importante, ma non è principale, perché il cuore di questo club è la prima squadra.

Pochi giocatori italiani? Ce ne sono sulla lista che abbiamo, ne abbiamo abbastanza già oggi. Gabbia secondo me doveva essere in nazionale perché è cresciuto tanto. Se c’è qualcuno che mi vuoi raccomandare, ne parliamo.

Commissioni? Ognuno chiede e crea situazione che vuole. Dev’essere ok per noi e non solo dall’altra parte. Non è una beneficenza, è una trattativa. Spendiamo in maniera intelligente. Voci e realtà sono lontani l’uno dall’altro.

Champions mancata da giocatore? Quando sei al Milan, vuoi vincere. Non è una rivincita per me, io voglio fare la differenza con le mie idee e la mia visione, insieme al club. Tanti ex calciatori quando entrano nel nuovo capitolo pensano di saper tutto. Qui è il contrario: inizio da zero e faccio la scala. Ovvio che voglio vincere la Champions, stiamo lavorando per fare la storia.

Nelle situazioni di Maignan e Theo tutto è possibile. Le loro richieste? Si parla, si valuta la situazione. Ovvio, grazie al lavoro di RedBird abbiamo possibilità di fare queste cose. Grazie a questo lavoro si può fare mercato, U23, lavori qui a Milanello. Ci sono sempre due parti: se uno ti dice che non vuole stare qua è una cosa, ma questi due sono molto contenti e hanno già fatto la storia, devono continuare a farla.

Abbiamo una strategia per arrivare al top. Quando fai queste cose, sono i dettagli a fare la differenza. Siamo come la Formula 1: devi essere controllato e stare al top. Arrivare al top è più facile di stare al top.

Parlare con possibili investitori? Finora non l’ho mai fatto, se lo farò non lo so, dipende da Gerry. Non ho paura della sfida.

Zirkzee? C’è una lista di attaccanti che studiamo, non c’è un solo giocatore. Tante cose devono sistemarsi, poi anche se è il più forte voglio vederlo faccia a faccia. Entrare a San Siro davanti a 80mila persone. Ci sono tanti fattori.

Perché non ho mai parlato? Non è un podcast o un talk show, si comunica quando c’è qualcosa da dire o qualcosa di concreto. So che in Italia si parla davanti alla telecamera, ma questo non è il mio modo di lavorare. Tutti i giorni si lavora.

Le ultime settimane mi sono sembrate esagerate. Mi ricordo quando abbiamo vinto lo scudetto: l’anno prima a porte chiuse abbiamo giocato e siamo cresciuti, ma non abbiamo vinto. Quando hanno aperto lo stadio, abbiamo vinto subito. I tifosi sono importanti per la squadra: se non sono soddisfatti, anche noi non lo siamo, è semplice.

Come scegliamo il budget per un giocatore? Tutto quello che va in positivo, si reinveste nella prima squadra. Il cuore di tutto quello che entra va in prima squadra, tutto quello che facciamo finisce lì perché per noi l’obiettivo principale è quello.

Per noi Fonseca è il tecnico top, altrimenti sono verrebbe al Milan. Ai tifosi posso dire che arriva qualcosa di nuovo, un calcio diverso, dominante e offensivo, con equilibrio. Ci sarà un’altra energia. ci sarà un’altra faccia in panchina, sempre con eleganza.

Come interpretare i miei post social? Non lo so. Lo prendi seriamente o meno. Mi diverto, mando messaggio o mando messaggi indiretti. Come quando voi fate giochi, ogni tanto lo faccio anch’io: quando lo faccio io arrivo a 100 milioni, quando lo fate voi non so a quanti…

Come sostituire esperti come Giroud, Kjaer? L’età media del prossimo anno sarà ancor più giovane, ecco perché è importante Fonseca. Il suo ruolo è importante.

Vogliamo avere una stabilità per lottare con i più grandi club europei, inizia tutto in Italia. Abbiamo una squadra competitiva che può lottare, ma vogliamo rinforzarla ancor di più per dare più concorrenza ai giocatori che ci sono oggi, sempre con profili che vogliamo avere.

Un messaggio ai tifosi più scettici? The future is bright, in italiano non lo so. Fino a che sono qui, faccio di tutto per vincere.

Camarda? Se parliamo di me, mi sa che lui è più talentoso alla sua età. Per noi è molto importante, è il futuro del Milan, ma con questo detto non ha tutte le responsabilità su di lui. È ancora giovane. La nostra responsabilità è quella di proteggerlo, farlo crescere e farlo diventare ciò che pensiamo. Ha tanta fame. Con lui bisogna fare passo dopo passo.

Può essere uno di quelli che fa tutta la trafila del settore giovanile verso la prima squadra. Per me un club come il Milan deve avere un settore giovanile forte con profili che devono arrivare in prima squadra. Oggi non succede abbastanza, esce troppo poco per la possibilità che abbiamo. Per questo stiamo cambiando la struttura, anche con il progetto dell’U23: il gap primavera-prima squadra è troppo importante. Il fisico di Camarda è ancora da ragazzo. Vogliamo preparare i giovani al gioco più adulto in Serie C. Camarda non ha ancora iniziato, il nostro lavoro è portare in prima squadra tanti altri.

Il mio numero di telefono? Non avevo questo rapporto con voi nemmeno da giocatore. A me non serve qualcuno che mi protegge nei momenti difficili: se sbaglio sono il primo a dirlo, a differenza di altri.

Il mio saluto a Stoccolma è stato una bella cosa. Abbiamo fatto cose fuori dal calcio con la Svezia, ho aperto le porte per la nuova generazione. Ora tocca a loro. Quando ho iniziato io non era semplice, ho fatto la lotta contro tutti e ho vinto, ho aperto le porte per le prossime generazioni. Sono molto grato per quello che mi hanno fatto. Sono molto emozionato”.

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