C’è poco da fare: Paolo Maldini non è un personaggio come se ne vedono solitamente nel mondo del calcio. Lo si è capito nella sua lunga e straordinaria carriera da calciatore, lo si sta vedendo anche in quella, agli albori, da dirigente. L’ex difensore rossonero non è mai stato uno che le manda a dire, ed anche le ultimissime dichiarazioni rilasciate nel lungo intervento al podcast AKOS – Storie di Sport hanno scatenato accese discussioni tra i tifosi del Diavolo. Maldini ha rivolto una sibillina stoccata alla proprietà americana del Milan – pur senza menzionarla direttamente – parlando del ruolo di un dirigente:

“Quando ho fatto il dirigente, avendo avuto 25 anni di esperienza e ricordando molto bene quello che ho provato nei momenti difficili che sono stati tanti, ho cercato di mettere a frutto questa esperienza e cercare di supportare quelli che sono ragazzi molto giovani. Le tante proprietà straniere non conoscono bene l’argomento e non vogliono neanche affrontare quel tipo di problema perché non hanno neanche gli strumenti per poterlo fare. Sappiamo benissimo qual è l’importanza di un supporto, anche a livello morale ai giocatori, sia prima che dopo le partite che durante gli allenamenti, è anche importante vedere come si allenano per riuscire a capire con hi stiamo parlando. Dico sempre che sono cose non tangibili, ma che fanno le fortune dei club. E le cose non tangibili, difficilmente si possono spiegare in un foglio Excel ai nuovi proprietari, sono fuori dalla portata o dalla possibilità di controllo di un proprietario”.

Provando a tradurre: va bene trattare una squadra di calcio come un’azienda, ma in campo ci vanno comunque degli esseri umani, che vanno supportati costantemente, soprattutto se si tratta di giocatori giovani. Una frecciata che lascia intendere che Cardinale – il patron di RedBird che di fatto lo ha mandato via dal Milan insieme a Massara – forse non era poi così tanto focalizzato sul curare il rapporto umano ed empatico con i “suoi” calciatori. E le parole di Maldini, inevitabilmente, hanno scatenato immediatamente una sorta di “guerra civile” tra i tifosi rossoneri, acuita ancora di più dal fatto che sui social non esistono mezze misure, nè in un senso nè nell’altro.

Nei tanti commenti che fanno da contorno alla notizia, infatti, si può notare una spaccatura tra chi ritiene verità assoluta ogni parola pronunciata da Paolo, sul presupposto che nessuno amerà mai il Milan come lo ha amato lui, e chi – sull’altro fronte – considera Maldini troppo avvezzo alle critiche “dall’esterno”, e non esente da colpe ed errori nei suoi anni da dirigente rossonero (vedasi, tanto per menzionare gli esempi più citati, la scelta di puntare su Giampaolo allenatore o gli acquisti di gente come Krunic, Messias e De Ketelaere). Insomma un diverbio che arriva in un momento in cui il morale dei tifosi del Diavolo già non è certamente alle stelle, considerando che a due settimane dal raduno di Milanello il club di Via Aldo Rossi è ancora immobile sul mercato e non ha nemmeno presentato il nuovo allenatore…