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Cosa insegna a tutti l’affaire Zirkzee

Il dado è tratto (o quasi), la telenovela dell’estate italiana, ora inglese, è terminata: Joshua Zirkzee sarà un nuovo giocatore del Manchester United. I Red Devils dovrebbero pagare più dei 40 milioni della clausola (non attivandola) al Bologna, avvalendosi di un pagamento rateizzato in tre anni. Al giocatore un contratto quinquennale fino al 2029 e la possibilità di giocare in Premier League, coppe nazionali ed Europa League nella prossima stagione. Pagherà le commissioni richieste da Kia Joorabchian perché ritiene l’investimento equo per rapporto qualità-prezzo.

Non sarà il Milan, quindi, il prossimo club del centravanti classe 2001, a lungo corteggiato dai dirigenti rossoneri e sognato dai tifosi del Diavolo. Il nuovo numero 9 non sarà olandese, ma nelle ultime idee degli uomini di mercato di via Aldo Rossi sarà spagnolo, ovvero Alvaro Morata. Mesi di contatti che non hanno portato alla definizione dell’affare, mesi di speranze e rumors, mesi che lasceranno insegnamenti a chiunque.

  1. Ibrahimovic lo ha ripetuto in due delle tre conferenze stampa a cui ha partecipato nell’ultimo mese: quello che si legge e la realtà sono differenti. Un insegnamento che facciamo innanzitutto nostro, perché in quanto media siamo responsabili di quanto veicoliamo attraverso il nostro sito e i nostri canali social. Dalla società si sa poco (e ne parleremo poi), sono più gli altri attori del mercato (agenti, intermediari, persone vicine ai giocatori) a parlare e dare vita ad indiscrezioni.
  2. La società non intende venire meno a questioni di principio, a questioni etiche come quella che riguarda il tema delle commissioni. Ecco perché è la quinta squadra di Serie A per questo tipo di spesa con 15.274.174,44 euro utilizzati nell’anno 2023. Non c’è giocatore o agente che tenga: oltre un certo limite non si va, a maggior ragione se sono soldi che finiscono “fuori” dal sistema calcio.
  3. La società, per direttive proprie, non vuole prendere troppi rischi negli investimenti. È come se l’operazione De Ketelaere (che ha garantito comunque una plusvalenza) avesse spaventato (o insegnato a seconda dell’interpretazione). Zirkzee sarebbe stato uno strappo alla regola, merito anche di una clausola fissata e una cifra che non doveva essere contrattata. Si spiega così la politica degli acquisti per una cifra massima di 20 milioni di euro o l’eventuale arrivo di Morata per 13 milioni.
  4. La volontà del giocatore o l’accordo raggiunto sul contratto non è sempre decisivo all’interno di una trattativa. Il modus operandi del Milan è da tempo quello di trovare in primis un’intesa con il calciatore, poi trattare con il club. In questo caso non si pensava di trattare con il Bologna, bensì con l’entourage… (a seguire)
  5. Se l’entourage di un giocatore non viene incontro al club per un accordo, non è solo colpa del procuratore cattivo, quanto anche di un giocatore evidentemente non convinto al 100% della destinazione. Da qui altre riflessioni: perché non c’è convinzione massima nel progetto Milan tanto da rischiare sposando un progetto come quello del Manchester United? Quello rossonero è davvero così appetibile?
  6. Il timing nelle operazioni è fondamentale: la lentezza apparente di molte trattative negli anni ha creato aspettative importanti come potevano essere quelle per Zirkzee o quelle che sono state per Charles De Ketelaere. Al contempo ha permesso l’inserimento di altri club come lo United per l’olandese o al tempo il Newcastle per Botman, facendo saltare il banco.
  7. Riprendiamo il punto 1. La mancanza di comunicazione da parte della società o quella fatta male (il pagamento della clausola?), in generale il rapporto con i media, potrebbe essere molto più “smart”: l’immagine che si dà è importante tanto quanto la chiarezza all’interno.
Bologna: Joshua Zirkzee (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Bologna: Joshua Zirkzee (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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