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Milan, quanta arrendevolezza: perché solo Morata e Pavlovic dimostrano il milanismo necessario? Fuori il carattere

Neanche il tempo di iniziare, che già si ripresenta la consueta pausa nazionali di inizio settembre. Non proprio il top per i club, che dopo aver preparato duramente i propri giocatori per la stagione, spesso se li vedono tornare indietro con qualche infortunio procuratosi proprio in queste uscite.

L’altro lato della medaglia, invece, è positivo: i giocatori già infortunati hanno più tempo di recupero a disposizione, mentre l’allenatore ha più tempo per lavorare con la squadra rimasta a disposizione. A questo proposito il focus si sposta sul Milan. L’inizio di stagione non ha rispettato neanche lontanamente le aspettative: 2 punti in 3 partite, 7 punti persi e, soprattutto, 6 gol subiti.

Un inizio degno di una neopromossa, non di una squadra che – come da annunci – dovrebbe lottare per vincere il campionato. Sembra che le cose che non vanno siano davvero tante: atteggiamento, grinta, tattica, difesa, ecc… In questo caso, ovviamente, le colpe dell’allenatore sono visibili a occhio nudo.

Eppure i giocatori non sono astenuti da tutto ciò. Citando l’ultima conferenza stampa post partita da allenatore del Tottenham, Antonio Conte disse delle parole forti riguardo ai suoi giocatori: “Loro non vogliono giocare sotto pressione, non vogliono giocare sotto stress. È facile lavorare così, ma non ci si può aspettare di vincere“.

Questo, che evidentemente non ha alcun collegamento con i rossoneri, per riassumere facilmente quello che si percepisce al di fuori dello spogliatoio. Sembra che il Milan disponga di giocatori che sicuramente vogliono vincere, essere i migliori, ma non amano giocare sotto pressione. “It’s easy, in that way“, direbbe Conte.

Antonio Conte ai tempi del Tottenham
Antonio Conte ai tempi del Tottenham

Eppure, tra i tanti c’è chi ancora mostra grinta e voglia, anche senza essere all’interno del rettangolo di gioco: Alvaro Morata e Strahinja Pavlovic. Il capitano della Spagna neo Campione d’Europa ha giocato pochissimo, però è entrato dalla panchina nella prima gara e ha subito segnato il suo primo gol in rossonero, portando grinta e voglia di vincere tra i suoi compagni che, prima del suo ingresso, sembravano aver premuto il tasto “off“.

Nonostante l’infortunio non ha rinunciato a stare con la squadra, lo dimostra durante la trasferta di Parma, dove è partito con i compagni nonostante la sua indisponibilità. Anche il video pubblicato sui social, di lui che spinge a Milanello per tornare in forma, parla per se. Il difensore serbo invece ha da subito messo nero su bianco quanto detto in conferenza: ha lottato su ogni pallone come fosse l’ultimo e contro ogni avversario come se fosse in gioco la vita o la morte.

Questo è ciò che i tifosi del Milan vogliono vedere e non vedono da tempo: grinta, voglia e fierezza della maglia che si indossa. L’arrendevolezza dimostrata nell’ultimo anno e mezzo è spaventosa, si continua continuamente ad aspettare una scossa, che ne il vecchio e ne il nuovo (finora) allenatore sono stati capaci di dare. Forse serve qualcosa di più? Senz’altro, che i leader facciano i leader.

Theo Hernandez, Mike Maignan, Rafael Leao, loro sono coloro che dovrebbero farsi sentire, e invece due di essi si distaccano dal gruppo squadra durante un cooling break subito dopo aver segnato un gol da protagonisti. Personalità? Forse, ma tirata fuori nella maniera più sbagliata. C’è tanto lavoro da fare a Milanello, ma più che sulle gambe, sulla testa…

Milan: Theo Hernandez (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Theo Hernandez (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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