HomeIn evidenzaMilan, dalla depressione all’euforia: quanto cambia (e si impara) in una settimana

Milan, dalla depressione all’euforia: quanto cambia (e si impara) in una settimana

Come cambia il mondo in 9 giorni, 23 ore e 45 minuti. Tanto è passato dal fischio finale di Milan-Liverpool al fischio finale di Milan-Lecce: destini apparentemente segnati, fantasie e scenari totalmente cancellati, stagioni a detta di qualcuno già compromesse dopo un mese di partite. Non c’è davvero nulla come il calcio capace di modificare nel giro di nemmeno 10 giorni l’umore di un’intera piazza e di milioni (sì, milioni) di tifosi, così come l’opinione dell’intera classe degli addetti ai lavori che seguono day in-day out vicende, in questo caso a tinte rossonere.

Una riflessione generale era necessaria perché talvolta non c’è nemmeno il tempo materiale di pensare a come ogni cosa possa mutare in uno spazio davvero limitato. 270 minuti complessivi o poco più sul terreno di gioco hanno permesso al Diavolo di arrivare ad un passo dalla morte, risorgere e splendere di luce propria. E con lui anche Paulo Fonseca, colui che forse più di tutti merita rispetto anzitutto, perché dal lato umano non è mai caduto in reazioni di alcun tipo nonostante critiche e toni (ne riparleremo dopo), mantenendo la concentrazione totale sul campo e sul lavoro. Avercene, per citare qualcuno.

Milan: Paulo Fonseca (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Paulo Fonseca (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

Il Milan e 10 giorni da ricordare bene: l’ambiente

Non è un mistero e non scopriamo l’acqua calda se diciamo che l’aria creatasi attorno al Milan fosse diventata irrespirabile. Malcontento generale per 4 delle prime 5 uscite stagionali, critiche ad ogni singolo che fosse un dirigente, l’allenatore o un calciatore.

Se a questo aggiungiamo un certo scetticismo da parte di ex allenatori, ex calciatori e opinionisti di alto rango, si può affermare con certezza che il bicchiere fosse colmo. La rappresentazione di tutto questo? La farraginosa vendita dei biglietti per Milan-Liverpool che ha lasciato, lascia e lascerà un segno indelebile. Vedere San Siro non raggiungere nemmeno i 60mila spettatori per il primo match di Champions League stagionale, perlopiù contro una big come i Reds, è stata la vera sconfitta di quella sera e probabilmente la più sonora da agosto ad oggi. Hanno perso tutti, in primis il Milan.

Milan-Liverpool: il gol di Ibrahima Konaté (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan-Liverpool: il gol di Ibrahima Konaté (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

Il Milan e 10 giorni da ricordare bene: i tifosi

L’assist per parlare di questo aspetto ce lo ha fornito Paulo Fonseca nella conferenza stampa della vigilia di Milan-Lecce. Prendiamo in prestito un concetto quanto mai fondamentale: “Mi aspettavo così il calcio italiano? Si, noi latini siamo così. Io sono stato in altre piazze in cui se vinci sei il migliore e se perdi non sei buono. Io anche questa settimana non ho letto e non ho guardato nulla, per me la vittoria non ha cambiato nulla: dobbiamo continuare a lavorare e migliorare, questa è la cosa più importante. Il calcio è emozione, è normale che le emozioni cambino spesso. Essere tifosi non è essere equilibrati, io devo essere il contrario perché sono l’allenatore, ma capisco l’irrazionalità“.

Dopo un sostegno innegabilmente straordinario anche nei momenti difficili, la Curva Sud era arrivata al limite della sopportazione dopo la sconfitta contro il Liverpool. Al termine del derby vinto, tutto sembrava svanito, scomparso. Difficile spiegare le emozioni di un successo di quel tipo, così come del cambiamento repentino del mood, perdonerete l’inglesismo, di una tifoseria. Parlare di “irrazionalità” è il modo migliore per farlo, candidamente senza alcun tipo di accusa. Cosa insegnano questi 10 giorni? Che basta davvero poco per conquistarsi la fiducia e l’amore di un popolo tanto caloroso. E che per prendere decisioni, talvolta, va seguito l’equilibrio personale e non l’umore generale di una piazza che, come detto, dev’essere irrazionale, perché è lo sviluppo naturale delle cose.

Milan: la Curva Sud a San Siro - MilanPress, robe dell'altro diavolo
Milan: la Curva Sud a San Siro – MilanPress, robe dell’altro diavolo

Il Milan e 10 giorni da ricordare bene: la società

C’è un tempo per parlare e c’è un tempo per stare in silenzio, giusto? È questo il messaggio che ha sempre voluto far passare la proprietà e la dirigenza attuale. Ecco: prima di Milan-Liverpool non era il tempo per parlare con certi toni e in un certo modo. Se si parla così prima, ci si aspetta lo stesso comportamento poi. Il “One Man Show” è facile farlo prima, ancor più facile lasciarlo fare poi ad una persona col mirino puntato da ogni lato.

Sacrosanta la ricerca di alternative qualora la situazione fosse precipitata, meno la conferma dei casting o i retroscena lanciati da certi quotidiani su presunte differenze di veduta. Sacrosanta la difesa, con toni questa volta giusti, pre derby nei confronti del proprio allenatore. Meno sacrosanto l’aver lasciato colpevolmente (o meno) solo Paulo Fonseca, scelta condivisa dall’intero gruppo di lavoro secondo la narrazione che ci è data a conoscere. È ingiustificabile l’aver scelto un allenatore e poi l’averlo dato in pasto all’ambiente che, tra l’altro, ha iniziato a compatirlo e ha piuttosto addossato colpe a chi sta più in alto.

Milan: Zlatan Ibrahimovic (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Zlatan Ibrahimovic (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

Il Milan e 10 giorni da ricordare bene: l’allenatore e i giocatori

Riattaccandosi alle parti precedenti passiamo poi a chi il campo lo vede più da vicino. Questi ultimi giorni a Paulo Fonseca hanno insegnato una cosa: l’ambiente intorno alla squadra deve essere tranquillo. Con un gruppo di giocatori in fiducia il lavoro di tutti, compreso il suo, diventa estremamente più semplice. Ben vengano quindi le grigliate e le belle parole riservate ai giocatori in momenti difficili, ricordando sempre che vanno dosate.

Ai giocatori qualcosa l’ha insegnato proprio Paulo Fonseca con le sue dichiarazioni: l’opinione esterna non deve entrare a Milanello. Parafrasando: i social sono un mezzo importante, ma non devono mai incidere nella gestione della propria vita da sportivo. Le frecciatine, le foto provocatorie et similia vengano lasciate ad altri, al Milan lo stile è sempre stato un altro.

Milan: l'esultanza della squadra dopo il gol di Matteo Gabbia nel derby (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: l’esultanza della squadra dopo il gol di Matteo Gabbia nel derby (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

Il Milan e 10 giorni da ricordare bene: gli addetti ai lavori

Dulcis in fundo. La rapida sequenza di partita riduce e limita spesso la profondità nei giudizi. È complicato contestualizzare una gara, una prestazione perché spesso il “flow” della stagione porta a fornire opinioni che sono presto smentite nel giro di pochissimi giorni, pochissime ore.

Anche per questo motivo, ove possibile, sarebbe opportuno mantenere un certo tipo di equilibrio e di distacco da quelle che sono emozioni, simpatie, pregiudizi. Il tutto per rispetto delle persone con cui ci rapportiamo e per quelle che ci seguono. Sputare sentenze personali è un conto, decidere di utilizzare toni quanto meno discutibili nei confronti di professionisti un altro.

Alberto Mangili e Daniele Minini.

Milan: Paulo Fonseca, Mike Maignan (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Paulo Fonseca, Mike Maignan (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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