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Giroud: “Milan, a livello di squadra non è stato il modo migliore per andarsene. Con Ibra rapporto ottimo”

Olivier Giroud ha rilasciato un’intervista ai microfoni del quotidiano L’Equipe per parlare della sua decisione di lasciare l’Europa e la nazionale francese dopo l’Europeo. L’occasione per discutere del documentario in uscita su Canal+, ma anche per toccare il tema Milan.

Sull’orgoglio di lasciare il Milan dopo la sua migliore stagione a livello statistico: “Sì, è vero in termini statistici, perché collettivamente non è il modo migliore per andarsene. Ma a livello personale sì. In campionato ho segnato quattordici gol e fatto otto assist. Alla mia età, non molti pensavano che avrei potuto chiudere con cifre del genere. Questo dimostra che sono stato coinvolto fino alla fine della stagione e che ho dato il mio contributo alla squadra“.

Sulla scelta della MLS: “Perché l’MLS? La fine del mio contratto con il Milan arriva in concomitanza con l’Europeo. Cercavo una nuova esperienza, in un campionato dove vorrei divertirmi. Poi è competitivo, la MLS ha fatto molti progressi negli ultimi anni, con grandi tifosi, soprattutto a Los Angeles. È un club giovane ma che ha vinto un titolo e ha raggiunto la finale di Champions League… Sono un concorrente e voglio sempre vincere dei titoli. Non mi piace il termine ‘pre-pensionamento’. Non mentirò: non è l’Europa, ma è competitivo. Ho intenzione di fare una pausa con un livello molto, molto alto, ma è anche un’esperienza familiare. Decisione? È passato qualche mese, considerando che ero alla fine del mio contratto. La decisione è stata presa diversi mesi fa e ha preso forma nelle ultime settimane. Prima di tutto, ho dovuto prendere la decisione di partire per la MLS e poi ho dovuto lasciare il club. Gli anni cominciano a pesare e ci ho pensato molto. Giocare ogni tre giorni è sempre più complicato, soprattutto a questo livello. Non sono andato lì per fare il turista, ma credo che sia il momento giusto per me“.

Giroud conclude il discorso sulla MLS: “Ne ho parlato con Zlatan? Sì, mi ha raccontato un po’ come andavano le cose. Mi ha detto che mi sarei divertito perché gli attaccanti avevano molte occasioni. Mi ha solo detto di stare attento, quando si gioca a Houston o Dallas in estate, a non scaldarsi troppo (ride, ndr)”.

Sul faccia a faccia con Ibrahimovic nel documentario: “Sono stato io ad avvicinarlo. Il produttore mi ha detto che sarebbe stato bello averlo con sé. Ci siamo incontrati in un piccolo ristorante di Milano. E, come al solito, aveva qualche parola da dire… Gli ricordai che mi aveva accolto al Milan con una frase shock, come un avvertimento: ‘C’è solo un re a Milano e sono io!’. Non tardò a mettere le cose in chiaro. Avevamo un ottimo rapporto. Accoglieva con favore il fatto che avessi vinto tutto, che fossi un concorrente. Da qui il rispetto reciproco. Abbiamo vissuto insieme momenti straordinari, come la vittoria del campionato italiano nel 2022. Come lui, sono stato un leader a modo mio. Non ho l’abitudine di urlare, cerco di parlare in modo puntuale e preciso. E come dice Zlatan: ‘Spesso l’uomo che non dice nulla è il più pericoloso’“.

Milan: Olivier Giroud (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Olivier Giroud (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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