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Milan, un secondo posto che sa di deja vu. Ma in mezzo c’è tanto… forse troppo

Milan: Pierre Kalulu, Matteo Gabbia, Olivier Giroud, Christian Pulisic, Malick Thiaw (Photo via AC Milan)
Milan: Pierre Kalulu, Matteo Gabbia, Olivier Giroud, Christian Pulisic, Malick Thiaw (Photo via AC Milan)

L’avventura rossonera targata 23/24 è ormai al tramonto. E nonostante a Milanello sia buio già da un po’, questo rush finale non potrà mai passare inosservato. San Siro è pronto a salutare un campione. Probabilmente anche il mister, con tutto l’affetto e la riconoscenza del caso. Ma sopratutto è tempo di bilanci. Con il passo falso della Juventus, il Milan ha di fatto messo in archivio il cammino in campionato, sbandierando un secondo posto molto più amaro che dolce. Ma pur sempre un secondo posto, che assicura il pass alla prossima Champions League e alla final four della Supercoppa. L’altra faccia della medaglia è il distacco con l’Inter, che ad oggi ammonta a 18 punti. Distanza importante, che ricorda tanto il 20/21.

Secondo posto, un deja vu

Se il distacco con i cugini sembra enorme, facciamo un salto indietro e torniamo alla stagione post covid. Naturalmente è un Milan molto diverso. Non c’è ancora la tavola da surf di Rafa, ma ci sono le mani alle orecchie di Rebic e il pugno volante di Z. Un Tonali ancora in versione beta fa spazio a Calhanoglu e Kessie, mentre la difesa non è ancora nelle mani di Maignan e Tomori ma bensì di Donnarumma e Romagnoli. Eppure l’avvio rossonero è già importante, certificato dalla vittoria del derby contro Conte (pensate che intrecci). Attorno al Milan si inizia a sussurrare per la prima volta la parola scudetto. Poi com’è andata lo sappiamo. La “fatal” Spezia, il derby ed un secondo posto che vale il ritorno del Milan nell’Europa che conta, dopo l’antipasto di Old Trafford. A fine maggio la distanza con l’Inter campione d’Italia è pari a 12 punti (91;79). Ma questo conta poco. Il grande obiettivo è raggiunto. Dopo quasi un decennio, i rossoneri torneranno ad udire la musichetta della Champions. E poi l’Inter è un gradino in avanti. È tornata prima in Europa e può investire (Lukaku, ad esempio) potendo contare su un allenatore vincente. Al Milan, per ora, può bastare così.

Secondo posto, cosa è cambiato

Quest’anno è ancora secondo posto e il distacco è bene o male quello di tre anni prima. Ma l’ultimo verbo del paragrafo precedente racchiude tutto ciò che è cambiato: bastare. Ad oggi al Milan può bastare un secondo posto non condito da un trofeo? Mentre tre anni prima la qualificazione ci ha messo una pezza, questa volta non ci sono motivi di consolazione. Anzi. Negli occhi dei tifosi restano le eliminazioni dalla Coppa Italia e dall’Europa, per non parlare della seconda stella nerazzurra cucita in faccia. Il secondo posto odierno, dunque, ha un sapore decisamente diverso. Sposta molto la vittoria dello scudetto 21/22, che ha giustamente alzato le aspettative, così come incide parecchio il fatto che sia l’eterna rivale a festeggiare in piazza Duomo. Ancora secondi, sì, ma in mezzo ci passa tanto, forse troppo.

 

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