Come un fulmine in un cielo che si era appena rasserenato. Questo è stato l’effetto delle parole di Alvaro Morata rilasciate nelle interviste post Milan-Torino. Un pareggio riacciuffato nel finale proprio grazie allo spagnolo e al solito, decisivo, Noah Okafor.

Reduce da un Europeo vinto, forse anche a sorpresa, da capitano con la sua Spagna, il nuovo numero 7 rossonero ha richiamato all’ordine i compagni dopo appena 90’. Un discorso che a molti ha ricordato quello di Sandro Tonali dopo Atalanta-Milan (1-1) del 21 agosto 2022, seconda giornata di Serie A dopo lo scudetto conquistato.

In quella situazione l’ex numero 8 del Milan disse: “Non c’era la concentrazione giusta, siamo partiti come se fosse la 39ª giornata“. Le dichiarazioni di Morata sono diverse, ma contengono un avviso simile per la squadra: è iniziata una nuova stagione, serve crescere e maturare per puntare in alto.

LE PAROLE INCRIMINATE

A DAZN: “Non è stata una questione fisica, bisogna fare un passo mentale in più, per vincere titoli bisogna faticare di più ed essere più tosti, da domani lo faremo“.

A Sky Sport: “Da quando torneremo ad allenarci a Milanello serve un cambio di mentalità perché ogni parirta sarà dura ma noi siamo il Milan e dobbiamo fare meglio“.

COSA SI CELA DIETRO IL DISCORSO DI MORATA?

La domanda sta tutta nel titolo di questo pezzo: troppo presto o troppo tardi per questo appello? La sensazione che la partita di ieri ha dato a molti, anche all’interno della nostra redazione, è quella di aver visto, in alcuni aspetti come quello dell’equilibrio, la 39ª giornata di Serie A 2023/24. In questo caso, però, a differenza del 2022 la squadra non viene da uno scudetto vinto, bensì da un’annata negativa terminata senza trofei, con il record negativo dei derby persi (6) e dei gol subiti (69).

Il fatto che a dire ciò sia un giocatore appena arrivato e con esperienza dei più grandi spogliatoi a livello internazionale non fa aggravare sotto un certo punto di vista la situazione che appare evidente anche a chi sia entrato a contatto con il gruppo da pochi giorni. Fare fatica, fare falli, difendere: tutti input che dovrebbero essere già propri dei giocatori che vestono la maglia del Milan, ma che evidentemente non lo sono (o lo sono solo in parte).

Quella di Morata è una sollecitazione che arriva dopo soli 90′, ma suona già come un piccolo allarme perché è come se fosse arrivata troppo tardi per via di problemi che si portano avanti da mesi, se non da anni. Il Milan vincente che lo spagnolo ha detto di volere passa anche da questo cambio di mentalità, dalla fame di vittoria e dalla capacità di soffrire. Toccherà a lui, così come a Fonseca, agli altri nuovi acquisti ed ai leader rimasti (Maignan e Theo Hernandez su tutti) assumersi la responsabilità di fare lo step richiesto. Tra competere e vincere c’è una differenza abissale.