Zvonimir Boban ha deciso di lanciare dei suggerimenti a Paulo Fonseca. Ex calciatore e dirigente rossonero, il croato conosce perfettamente l’ambiente di Milanello e sa che ci vuole tempo per portare al successo…mettendo a posto più di qualche pedina in campo. Queste le sue dichiarazioni più importanti rivelate alla Gazzetta dello Sport.
“Fonseca? Rispetto tanto il lavoro fatto allo Shakhtar, al Lilla e al suo inizio a Roma. È appena arrivato a Milano e bisogna dargli tempo, ma quello che mi preoccupa è che non abbia ancora la certezza che questa squadra può e deve giocare solamente con il 4-3-3, con Bennacer davanti alla difesa e non in panchina. Così le mezzali possono dare equilibrio e aiuto agli esterni super offensivi come Leao e Pulisic. Reijnders non può giocare a due in mezzo, Loftus non è creativo per fare il dieci. Sono due mezzali, sono dei cursori e portatori di palla, non veri organizzatori di gioco. Fonseca è all’inizio, è intelligente e spero si possa correggere perché al di là dei risultati il problema è il gioco, che per ora non esiste“.
Tralasciando la parte su Bennacer (parole che potranno tornare utili al suo rientro in campo), ci si può concentrare su modulo e sui tasselli adeguati per traslare in campo una filosofia ancora non ponderata.
Si rimane sul 4-2-3-1 nonostante l’inizio di campionato abbia sottolineato, ancora una volta, come il Diavolo sia una squadra totalmente sbilanciata offensivamente, lasciando lacune nel collegamento tra difesa e centrocampo. Giusto in questo senso poter ipotizzare un ritorno alla strategia già utilizzata da Pioli lo scorso anno, con l’olandese a sinistra e l’inglese a destra (non ben inquadrato sulla trequarti), aiutati però da Fofana. Considerato il palleggio che decanta il tecnico portoghese, si potrebbe puntare così nel dominio del possesso, avanzando le mezzali solo in caso di contropiede e risultando quantomeno equilibrati.
Sugli esterni bisogna fare una grossa premessa: Fonseca ama giocare con i laterali che si accentrano in corso d’opera. Lo sì è visto un minimo con Leao nel Trofeo Silvio Berlusconi e con Zhegrova a Lille, per esempio. Aiutati da un collegamento diretto a centrocampo, le fasce potrebbero godere dell’esplosività in avanti e sfruttare l’avvicinamento di giocatori tecnici come appunto Reijnders e Loftus-Cheek, evitando di rimanere isolati e cercando di non rientrare in qualsiasi occasione avversaria (nella teoria, poi nella pratica è un altro conto).
I ragionamenti di Boban sono corretti, sottolineando come l’attuale allenatore del Milan non sia uno sprovveduto ma bensì un uomo dotato di elasticità mentale. Con la giusta predisposizione della squadra e con la capacità di prendere scelte non per forza democraticamente accettabili, il gruppo può rimettere in piedi una stagione considerata esageratamente finita a settembre. Dagli errori, si sa, si può imparare.
